La coppia
Dott. Massimiliano Bertero
1. SIGNIFICATO LETTERALE DEL TERMINE COPPIA
La lingua italiana
Il Devoto Oli, il Grande Dizionario Garzanti della Lingua Italiana ed il Vocabolario Treccani concordano nell’attribuire al termine coppia un significato proteiforme in virtù dei diversi possibili contesti d’utilizzo.
- Nell’accezione più comune coppia (/’k?ppja, ‘koppja/) indica un insieme di due oggetti o persone che si trovano in una qualche stretta relazione; due persone, due animali o cose uniti per uno scopo e considerati come un’unità organica; due persone di sesso diverso unite fra loro da un rapporto amoroso; un uomo ed una donna che si fanno vedere spesso insieme;
- in Sociologia: specificatamente l’insieme di due partner;
- in Matematica, o più precisamente nella Teoria degli Insiemi, la coppia ordinata è una collezione di due oggetti tra i quali si possa distinguere un primo componente o membro da un secondo componente (caso più semplice del concetto generale di ennupla ordinata): la coppia che ha come primo componente un oggetto identificato da a e come secondo un oggetto identificato da b viene denotata con la scrittura (a, b);
- in Fisica: l’insieme di due forze uguali parallele, di senso contrario e risultante nulla, applicate in due punti diversi di un corpo;
- in Cinematica ed in Meccanica: l’insieme di due elementi meccanici collegati in modo da avere reciprocamente una sola definita libertà di movimento (prismatica: pattino-guida; rotoidale: perno e cuscinetto; elicoidale: vite-madrevite; superiori: due elementi rotolanti uno sull’altro come due ruote dentate);
- nella terminologia propria della Bimetallica: parte di un congegno termoregolato costituito da due strisce di metalli diversi saldati insieme che, riscaldate, si incurvano a causa del diverso coefficiente di dilatazione;
- nella Pratica Sportiva: due atleti che gareggiano abbinati (come la gara a coppie del ciclismo) o due atleti che si alternano in pista contro altri equipaggi;
- in alcuni Giochi di Carte: indica un punteggio (come nel Poker) o due giocatori abbinati (come nel Bridge 1).
Curioso (ed eloquente) l’ideogramma che indica il termine coppia nella lingua Giapponese:
Il termine coppia sembra derivare dal latino còpla, forma contratta dell’originale e più antico vocabolo copula(m) 2.
Tale espressione, a sua volta, trarrebbe origine dalla fusione di una preposizione semplice e di una forma verbale: cum apio, ovvero legare con.
Nella letteratura latina 3 gli autori utilizzano questa terminologia nei contesti più disparati:
La Lingua Italiana (nel secolo scorso)
L’edizione del 1917 del Dizionario Petrocchi della Lingua Italiana evidenzia come l’evoluzione del nostro linguaggio abbia operato una distinzione prima inesistente, nobilitando il regno dell’umana esperienza mediante la sua separazione da quello animale e dagli ambiti propri degli oggetti o “cose”.
Il risultato è la differenza di significato che sussiste fra il termine coppia ed il termine paio.
“Due cose della stessa specie messe insieme” recita il Petrocchi “ma va smettendo l’uso…[…]…Di cose non mangerecce e di animali più comune è paio o pìccia. Non si direbbe: una coppia di polli, di scarpe o di guanti ma un paio; non si direbbe una coppia di fichi secchi, ma una pìccia.”
Continua l’Autore: “Di persona invece: una bella coppia di sposi, andare a coppie detto di gemelli o di due o più ragazzi della medesima altezza“.
Giulia Petracco Sicari, nei suoi Studi4 linguistici sull’anfizona Ligure-Padana cita un testo che concorda con la linea del Petrocchi e sottolinea come
“coppia differisce da paio
perocchè
quella esprime la idea di congiunzione,
questo la idea di somiglianza
ed è proprio soltanto di bestie e di cose”.
Una sfera privata inflazionata da parole pubbliche
Curiosando su Internet è possibile imbattersi in una congerie di siti che contengono fiumi di parole inerenti alle problematiche di coppia.
Inserendo coppia su uno qualunque dei motori di ricerca disponibili si viene catapultati in un dedalo di vademecum della coppia perfetta, proposte commerciali di coppie escort, consigli per vivere meglio in due, metodi di dubbio gusto per alimentare il desiderio sessuale del partner e trucchi per superare i momenti di crisi.
Si può addirittura ottenere un parere online da parte di esperti di ogni genere, il tutto corredato da una valutazione percentuale dell’affinità di coppia per la quale è sufficiente fornire il segno zodiacale dei due membri, il nome proprio, la data di nascita o i gusti personali in fatto di musica, abiti o cibo.
Tutto questo parlare sui problemi di coppia fatto di forum, blog, chat e quant’altro mi è parso idiosincrasico rispetto alle resistenze avvertite in seduta ed al comune sentire che recita “tra moglie e marito non mettere il dito” o “l’amore è un filo sottile, per romperlo ci vuole un attimo e per ricomporlo un mago“.
Lapalissiano sarebbe ricorrere al concetto secondo cui la presenza di un estraneo in carne ed ossa sia avvertita dagli Individui come meno intrusiva rispetto ad un monitor.
2. LA COPPIA UTILE
Chi vive in coppia si chiede spesso se la propria relazione con l’uomo o la donna che si è scelto sia normale o no. Rispondere a questa domanda (se mai fosse possibile) non serve a molto; ed è inoltre difficile considerare patologica una relazione coniugale quando si scopre che le cosiddette relazioni disfunzionali altro non sono che tentativi di soluzione (quindi in tal senso sane) a condizioni disfunzionali precedenti, le quali a loro volta rappresentano le soluzioni più normali ad altrettante condizioni di patologia antecedente e cosi via, a ritroso, per giungere paradossalmente ad Adamo ed Eva.
Lungo il nostro processo evolutivo abbiamo bisogno di esperienze relazionali diverse, che vanno a nostro vantaggio o svantaggio in rapporto al tempo in cui avvengono. Può quindi essere più sensato chiedersi se la relazione di coppia in cui viviamo sia di qualche utilità nel favorire il nostro sviluppo psichico. Infatti una relazione di coppia può rappresentare la forma più efficace di psicoterapia esistente, o meglio, se vogliamo uscire dall’idea di sano e malato, un’opportunità incredibile di crescita individuale.
L’innamoramento
Questa fase la si può definire come il momento in cui uno vede nell’altro quelle polarità di sé che non può vedere in se stesso. L’universo stesso è composto da polarità: energia e materia, protone ed elettrone, attrazione e repulsione. L’innamoramento è la possibilità di amare ciò che non ci è permesso di amare in noi stessi, perché incompatibile con l’immagine di noi che ci eravamo strutturati in precedenza.
L’innamoramento fa perdere la testa (si dice così d’altronde), ma questa necessaria cecità è anche una limitazione della coscienza e ogni limitazione crea, in qualche modo, sofferenza. Siccome siamo riusciti a mettere su un’altra persona esigenze di completamento che altrimenti non avremmo saputo soddisfare, l’assenza dell’innamoramento ci fa subito sentire la mancanza di qualcosa di vitale. Questo senso di vuoto preesisteva ma riuscivamo a fare finta di niente, adesso non possiamo più continuare a farlo perché due mondi potenzialmente presenti dentro di noi ora possono incontrarsi. In questa fase della vita di coppia ciascuno cerca di valorizzare la parte migliore di sé, quella che sente più vera ma l’altro ad un certo punto potrebbe spiazzarci perché inizia ad apprezzare un’altra cosa di noi e ce la rivela. Siamo così costretti a rifare l’immagine che abbiamo di noi, poiché il nostro stato emotivo, il nostro desiderio di piacere all’altro, ci spinge ad adottare il suo punto di vista.
L’amore
In questa fase dobbiamo ridiscendere da dove eravamo saliti nella prima fase, per fare i conti con una complessità che avevamo sbrigativamente liquidato. Amore è quando il cuore resta aperto nonostante la testa funzioni, questa fase è essenziale per una evoluzione. Adesso quella persona che prima sembrava una risposta alle nostre limitazioni si sta trasformando in un tiranno molto potente perché competente a combattere questo tipo di battaglia; d’altronde il nostro avversario è stato accuratamente scelto fra molti. Il nostro tiranno sarà quello che riuscirà a toccare i nostri punti più sensibili poiché ciò che intacca è la nostra personalità che protegge il nucleo più profondo ossia l’identità di ognuno di noi. Da questo punto di vista potremmo vedere l’innamoramento, la sensualità, la sessualità stessa, come funzioni adatte ad evitare gli attriti che si sprigionerebbero in questo incontro.
I tiranni tuttavia non sono mai soli ma si avvalgono delle rispettive famiglie di origine che sono sempre presenti in maniera più o meno invadente.
Quando si parla di coppia, ma direi in qualunque tipo di relazione affettiva, non è possibile delineare un confine tra versante intrapsichico e relazionale: dove si osserva un assetto relazionale vulnerabile si ritroverà inevitabilmente un assetto individuale vulnerabile. Nelle coppie disfunzionali la relazione è un processo involutivo (non evolutivo, come si diceva sopra) e conflittuale sostenuto da ruoli rigidamente definiti. Il disagio, perciò, va visto in una triplice dimensione:
- – disagio di lui
- – disagio di lei
- – disagio nella relazione
Quindi la coppia è considerata luogo di intersezione tra disagio individuale e disagio relazionale
Il primo contratto: il programma ufficiale
Tutte le coppie nelle primissime fasi costitutive sottoscrivono un contratto la cui caratteristica principale è quella di somigliare ad un iceberg: la parte emersa, che ha funzione di contenimento e forza unificante, è costituita da norme esplicite ed accordi consapevoli, come l’impulso biologico e le norme sociali; la parte sommersa è costituita da vincoli non consapevoli di natura affettivo-emotiva che traggono forza anche dalle reciproche storie familiari.
In questa fase la sessualità gioca un ruolo importante all’interno della relazione permettendo alla coppia di accedere ad un alto grado di intimità che riattiva aree emotive primitive. Questo primo contratto è anche definito “fraudolento”: ognuno dei membri della coppia coglie l’immagine dei bisogni profondi dell’altro e agisce come se proprio lui dovesse essere quello che li soddisferà. Il risvolto della medaglia sta nel fatto che la scoperta di una persona siffatta mobilita forti spinte al possesso. Se l’altro è davvero l’unica persona che possa soddisfare quei profondi bisogni, gli attribuiremo un grande potere che sarà usato su di noi. Si sente che l’altro può darci “l’estasi” o “la dannazione” riempiendo o svuotando il significato della nostra vita (illusione).
Secondo contratto (elusione, delusione, disillusione)
Nel corso del ciclo vitale della coppia, gli elementi fondanti il primo contratto si rivelano superati e i relativi vincoli insopportabili al punto da rendersi necessario una presa di coscienza ed una rinegoziazione del contratto in assenza della quale la delusione che ne risulta assumerà sviluppi differenti.
Nella possibilità o impossibilità di rinnovare su basi nuove il primo contratto, possiamo individuare la differenza tra la coppia che ha risorse per superare la crisi e la coppia che non ne ha.
Il codice o meta regola che governa il primo contratto prevede la possibilità di modificare quel primo accordo solo nelle coppie non disfunzionali, nelle altre coppie questo non è previsto. In questo secondo caso le coppie sembrano non riuscire o non potere affrontare la crisi e tutto sembra cristallizzarsi ed irrigidirsi intorno alle premesse: queste coppie possono cercare di mutare il primo contratto ma questo tentativo, nel migliore dei casi, si tradurrà in una serie di rivendicazioni rispetto ai patti non mantenuti e vi sarà pochissima consapevolezza rispetto alla parte sommersa (circuito della delusione). Il conflitto diventa manifesto ed osservabile ma si trasforma in un elemento stabile della vita di coppia nel tentativo di ripristinare gli elementi illusori del primo contratto. Questo tipo di situazione può protrarsi per molto tempo, anche per anni senza riuscire mai a trovare una via d’uscita anche in caso di separazione. Queste coppie sono tenute assieme da quello che può essere definito “legame disperante”: non posso stare con te ma nemmeno senza di te.
Oppure in altri casi vi è l’elusione della crisi con una conseguente fuga nell’idillio e nel conseguente stallo di coppia: la crisi, per la precisione, non appare nemmeno agli occhi degli altri, manca la possibilità di esprimere il disagio. In un clima di apparente normalità sarà possibile, però, osservare la presenza di incongruità nella comunicazione e il ricorso alla disconferma reciproca. La coppia si cristallizza su un accordo che è solo fittizio e che può essere definito come pseudo accordo.
La possibilità di superare o meno la crisi è da ricercare nella qualità degli apprendimenti e dei vissuti infantili dei partner, nonché nelle caratteristiche del processo di individuazione avute in seno alla famiglia di origine. Solo laddove il processo di individuazione si è sviluppato in maniera soddisfacente e dove è possibile che si consolidi un sano progetto di separazione dalla propria famiglia di origine, vi sono i presupposti per superare all’interno di relazioni significative soddisfacenti, passaggi problematici del proprio ciclo vitale. Inoltre l’accettazione reciproca del ruolo contemporaneo di “oggetto” e “soggetto” della relazione assicura solidità.
E’ solo l’accesso alla fase della disillusione che permette di integrare quelle aspettative così alte della fase dell’innamoramento con quelle deludenti che sopraggiungono nel momento della crisi avendo accesso alla possibilità di rinegoziare il contratto (o patto) che era stato sottoscritto all’inizio. In questo caso emerge la possibilità di confrontarsi con la delusione per poterla poi superare e sostituire con aspettative reciproche più adulte e soprattutto basate sul riconoscimento delle possibilità e delle caratteristiche individuali dell’altro.
Famiglia di origine e coppia attuale
La più grande menzogna del mondo sta nel dire alla propria moglie o al proprio marito “non ho sposato la tua famiglia”. Il matrimonio non è un processo che si sviluppa tra due individui, ma un contratto fra due famiglie.
Quando due individui si incontrano e costituiscono una nuova famiglia, nell’ambito della loro relazione avrà un peso fondamentale il conflitto fra la lealtà irrisolta di ciascun coniuge verso la propria famiglia di origine e quella verso la famiglia nucleare. Se infatti inizialmente i conflitti di lealtà verso la famiglia di origine possono essere temporaneamente ignorati, a lungo andare si renderà necessaria una qualche forma di elaborazione altrimenti finiranno col minare i nuovi impegni. Spesso il modo più comune e più “rispettabile” per liberarsi degli obblighi verso i propri genitori è quello di diventare genitori in quanto diventa legittimo spostare i propri obblighi sul figlio. Tuttavia, questa strategia si rivelerà presto errata, inefficace e portatrice di ulteriori conflitti (Ferrazzoli, 2004).
Come chiarisce Boszormenyi Nagy, generazione dopo generazione, gli impegni verticali di lealtà entrano sempre in conflitto con quelli orizzontali. Gli impegni di lealtà verticali sono quelli dovuti ad una generazione precedente o successiva; gli impegni di lealtà orizzontale sono quelli dovuti al compagno, ai fratelli o ai partner in generale. La creazione di nuovi rapporti, in particolare attraverso il matrimonio e la nascita dei figli, crea necessità di nuovi impegni di lealtà. Più il sistema originario di lealtà è rigido, più forte è la sfida posta alla persona: chi scegliere, me, lui o lei?
“I conflitti di lealtà sono intrinseci a qualsiasi vita familiare. Molte lealtà conflittuali vengono a sommarsi quando il giovane adulto è pronto per nuovi impegni verso i propri coetanei. Il matrimonio spesso provoca un confronto tra i due sistemi di lealtà delle famiglia d’origine, oltre a richiedere ad entrambi i coniugi di riequilibrare la lealtà coniugale rispetto alla lealtà verso le rispettive famiglie d’origine. Le determinanti relazionali più profonde del matrimonio si basano su un conflitto tra la lealtà irrisolta di ciascun coniuge nei confronti della famigli d’origine e la sua lealtà verso la famiglia nucleare. L’obbligo irrisolto verso la famiglia d’origine viene chiamato “lealtà originale”. Quando un uomo e una donna programmano di sposarsi (o convivere),la loro lealtà verso la futura unità familiare nucleare deve raggiungere una tale diffusa importanza da permettere loro di superare le lealtà originali” (Boszormenyi Nagy, 1988, p. 126).
Whitaker sottolinea inoltre la qualità paradossale del rapporto di coppia, afferma che due persone che vivono insieme sono sempre più vicine e allo stesso tempo crescono anche a livello individuale; la cosa bizzarra sta proprio nel fatto che più sono vicini più sono o dovrebbero essere separati. Se non riescono infatti a separarsi non possono aumentare l’intimità, inoltre se non possono aumentare la loro individualità non possono aumentare nemmeno il loro stare insieme. Se i partner non hanno raggiunto un buon livello di individuazione e appartengono ad un sistema famigliare invischiato, può accadere che nonostante sia stato il genitore stesso a spingere il figlio al matrimonio, il messaggio implicito può essere che quest’ultimo sia una persona ingrata che abbandona gli altri. Ciò lo blocca in rapporti di lealtà carichi di sensi di colpa. Normalmente un giovane stringe legami intimi all’esterno della famiglia e col tempo diventano più importanti delle relazioni interne ad essa. C’è quindi una “transizione”, un passaggio dalla propria famiglia d’origine ad una nuova che viene creata con la scelta di un compagno/a. Quando, però, per il tipo di organizzazione familiare, è necessario che il giovane rimanga coinvolto a casa si sviluppano dei meccanismi tali da impedire il costituirsi di relazioni intime al di fuori del sistema per cui tutti i suoi tentativi di coinvolgimento esterni finiscono con l’abortire oppure il giovane si sposa, ma il matrimonio è particolare poiché invece di costruire una nuova famiglia, il coniuge viene completamente assorbito dalla famiglia di origine: il matrimonio è dunque consentito ma solo con il patto implicito che il coniuge non si porterà via il figlio ma sarà solo “un’aggiunta” alla famiglia (Ferrazzoli, 2004).
Secondo Ferrazzoli (2006), la scelta del partner può essere definita come un intreccio fra il mito familiare, il mandato familiare e il soddisfacimento dei bisogni più strettamente personali. A seconda del tipo di relazione che esiste con il nucleo familiare di origine, prevarrà l’uno o l’altro fattore dando luogo a scelte e relazioni diverse; se per esempio è il mito familiare a prevalere sui bisogni personali e se il legame con la famiglia di origine si caratterizza per un rapporto di dipendenza, l’individuo svilupperà e sosterrà la convinzione che seguire il mito familiare e il mandato inerente ad esso esprima il legame più idoneo a soddisfare le esigenze personali. Si dà quindi più importanza alle caratteristiche esteriori, alla posizione sociale, al ruolo e si cerca di capire se potenzialmente il partner può soddisfare le aspettative sia implicite che esplicite presenti nel mandato familiare. L’affettività e la sicurezza sono qualità che vengono in un secondo momento e che non rappresentano certo, in questi casi, la priorità. La storia familiare influenza e dirige gli individui ad un livello inconscio, li orienta e li modella; è in grado di plasmare una “disattenzione selettiva” o una “attenzione selettiva” nei confronti di eventi ed esperienze importanti della nostra vita. Ci permette cioè di cogliere degli specifici elementi di interesse nell’aspetto e nel comportamento di una persona e di non vedere in maniera altrettanto selettiva tutti quei fattori che potrebbero rendere problematica la relazione o contrastare con il mandato familiare. E’ presente il tentativo costante della persona coinvolta di raggiungere quei contenuti ideali, valori e funzioni trasmessi attraverso il mito e la storia della famiglia d’origine.
Per concludere: “…il matrimonio (o la vita di coppia in generale) diventa molto presto una competizione di pseudo psicoterapia: ognuno paziente e terapeuta dell’altro. Il matrimonio è anche una lotta per decidere che organizzerà la nuova famiglia e secondo quale modello: quello della famiglia di lei o di lui? Questo è l’antico confronto fra lealtà familiari”. Whitaker (1989)
Note:
1 Secondo molti il termine “bridge” deriverebbe dal fatto che fra i due compagni di una coppia si crea, mediante la licitazione o dichiarazione, un “ponte comunicativo” e da questo “ponte” sarebbe appunto derivato il termine.
2 Il termine copula conserva, com’è noto, due significati differenti: accoppiamento sessuale e congiunzione o verbo copulativo (per antonomasia la congiunzione “e”) in ambito grammaticale.
3 Castiglioni Mariotti – “Vocabolario della Lingua Latina” – Loescher Editore.
4 Giulia Petracco Sicari: “Prontuario etimologico ligure“- Università di Genova.
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