Maltrattamento e abuso
Ci sono molti tipi di abuso e maltrattamento che bisogna saper distinguere per porsi nella giusta relazione con l’abusato.
1 . maltrattamento fisico: i genitori o le persone che si curano del bambino/ragazzo eseguono, o permettono che si eseguano, lesioni fisiche, o mettono il soggetto in condizioni di subirle.
2 . maltrattamento psicologico: il bambino/ragazzo viene svalutato, umiliato, denigrato in modo continuato e duraturo nel tempo attraverso frasi e comportamenti.
3 . patologia delle cure-incuria: le cure necessarie al momento evolutivo del bambino/giovane sono carenti.
4 . patologia delle cure-discuria: le cure sono inadeguate all’età del soggetto e anacronistiche al bisogno, in quanto o sono tipiche per bambini più piccoli / più grandi, o sono all’insegna dell’iperprotettività.
5 . patologia delle cure-ipercura: si tratta di una eccessiva, inadeguata e dannosa medicalizzazione dello stato fisico, o con convinzioni errate sullo stato di salute del figlio, o con una somministrazione aberrante di sostanze chimiche di per sé innocue ma dannose per le quantità somministrate, oppure infine con la consultazione compulsiva di medici per ansia o paura di disturbi fisici che il bambino non presenta.
6 . abuso sessuale intrafamiliare: si verifica quando genitori o parenti coinvolgono i bambini in attività sessuali in assenza completa di una loro consapevolezza e possibilità di scelta, e in violazione dei tabù familiari e delle differenze generazionali. Alla base di questi atti si riscontra una visione endogamica della famiglia, come gruppo chiuso in cui devono trovare soddisfazione tutti i bisogni. Gli autori sono genitori, nonni, zii, fratelli, sorelle.
7 . abuso sessuale intrafamiliare manifesto: comprende atti di libidine e chiaramente sessuali che però non sempre sono visibili (madri che manipolano i figli fino ad atti di penetrazione veri e propri).
8 . abuso sessuale intrafamiliare mascherato: comprende pratiche genitali inconsuete perché mascherate con pratiche igieniche anali e genitali (ispezioni, lavaggi, applicazioni di creme nelle zone genitali-anale). Si connotano come gravi intrusioni sessuali che danneggiano profondamente e irreversibilmente la coscienza corporea del bambino.
9 . abuso sessuale intrafamiliare assistito: i bambini vengono fatti assistere all’attività sessuale dei genitori o all’abuso, da parte di uno dei due, di un figlio, non occasionalmente ma con una precisa richiesta, motivata da esibizionismo. Il voyeurismo indotto ritornerà in adolescenza con comportamenti analoghi.
10 . pseudo abuso sessuale intrafamiliare o extrafamiliare: sono abusi dichiarati ma non concretamente consumati, in quanto si tratta di accuse non comprovate di un coniuge rivolte all’altro di avere abusato del figlio, o di convinzioni errate e/o deliranti che il figlio sia stato abusato, oppure di dichiarazioni non veritiere da parte del ragazzo per ragioni di conferma della propria esistenza e richiamo di attenzione su di sé.
11 . abuso sessuale extrafamiliare: sono connotati da vergogna, imbarazzo, pudore sia da parte dell’abusato sia da parte dei genitori e perciò restano spesso sommersi. Gli autori sono i più diversi, sono uomini e donne, che lusingano, adescano e convincono i bambini a compiere atti sessuali con l’adulto e sull’adulto. Il bambino abusato in genere non presenta capacità di discriminare il pericolo, e anzi è predisposto ad accettare attenzioni affettive sentite come compensatorie di vuoti familiari. Gli abusanti presentano in genere gravi disfunzioni sul piano relazionale, della gestione delle pulsioni, della distinzione tra desiderio illusorio e realtà.
12 . violenza assistita: i bambini sono testimoni silenziosi della violenza fisica, psicologica, sessuale agìta da un genitore su un altro genitore, su un altro figlio, su altre persone esterne alla famiglia sia da parte di familiari sia di persone estranee. Pare, da studi clinici accurati, che certe prolungate e ripetute esposizioni ad atti sessuali o violenti di genitori, creino effetti più deleteri nel soggetti che l’abuso diretto, sia familiare che extrafamiliare.
Gli abusi e le violenze lasceranno nel soggetto dei profondi segni psichici; la loro gravità è direttamente collegata a vari fattori: la ripetitività dei fatti, l’età in cui sono accaduti, il legame del bambino con la persona adulta violenta.
Oggi lo studio delle conseguenze dei maltrattamenti e degli abusi su bambini e su soggetti adulti si è molto perfezionata, in quanto i servizi che accolgono tali patologie si sono sviluppati e coordinati, la casistica purtroppo abbondante ha creato dei veri specialisti clinici, la mentalità della vergogna, che un tempo imponeva il silenzio e la chiusura in sé sia della famiglia sia dell’individuo, ora si è aperta alla possibilità di essere supportati e curati, la sensibilità politica e sociale si è diffusa e ha creato una vera barriera se non ancora completamente efficace sul piano della prevenzione, almeno di accoglienza e di trattamento dell’abusato e dell’abusante.
Ascolto empatico, emotivo, interpretativo e l’osservazione partecipe
Nelle situazioni di “normalità” come in quelle di “disagio”, l’adulto, in relazione col bambino-adolescente, deve poter realizzare interventi efficaci e di buona qualità. A tal fine 3 sono i presupposti:
– sapere (conoscere i contenuti teorici relativi al problema),
– saper fare (applicare le procedure operative adeguate),
– saper essere (conoscere e gestire le emozioni).
L’ascolto e l’osservazione partecipe non sono solo tecniche per una buona relazione con l’altro, ma si fondano su un atteggiamento interno dell’adulto che presuppone disponibilità e attenzione all’altro, sospensione del giudizio e astinenza interpretativa, consapevolezza delle proprie emozioni relative al contesto.
Soprattutto quando l’adulto è di fronte a situazioni di disagio del giovane o del bambino, è importante che sviluppi una forma di ascolto complessiva e profonda, dove gli elementi presenti sono molteplici.
L’ascolto empatico è quello di “pancia”: è la capacità di entrare nel “pathos” emotivo arcaico dell’altro e di individuare con lui uno stesso linguaggio.
L’ascolto emotivo è quello con il “cuore”: per poter ascoltare l’altro è necessario che l’osservatore presti attenzione alle proprie risposte emotive come segnali e registrazioni della sofferenza altrui.
L’ascolto interpretativo è quello di “testa” e permette di trasformare l’em-patia e la consapevolezza delle emozioni dell’altro attraverso le proprie, in comunicazione e pensiero.
L’intervento psicoterapeutico è di fondamentale importanza per lenire gli effetti anche tardivi dei maltrattamenti, per aiutare il soggetto ad accettare la sua realtà storica, ma sopratutto per sostenere la persona sofferente nella trasformazione della sua identità ferita.
Per ogni dubbio o approfondimento, contatta il CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino