Dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva rientra nella categoria di quelle che vengono definite “new addiction”, cioè nuove dipendenze di tipo comportamentale. Tra di esse possiamo annoverare anche la dipendenza da gioco patologico, la dipendenza da internet, da lavoro, da shopping, ecc.
Si tratta di dipendenze non legate all’uso di una “sostanza” ma che provocano, allo stesso modo di queste, una forte necessità di procurarsi l’oggetto di dipendenza (in questi casi non la sostanza, ma la relazione, il lavoro, ecc.), un desiderio compulsivo (craving) dell’oggetto di dipendenza, e crisi di “astinenza” qualora non sia possibile procurarselo, con forti sensazioni di disagio.
È importante distinguere la dipendenza affettiva da quella fase di esclusività temporanea che può caratterizzare le prime fasi di costituzione di una coppia. È infatti esperienza di molte coppie che si stanno formando quella di sperimentare una fase di chiusura rispetto al mondo esterno, quasi a voler proteggere un universo relazionale ancora in fase di costruzione e definizione: compaiono allora un’attenzione selettiva e focalizzata nei confronti del partner e una tendenza a riorganizzare quotidianità e attività in funzione del partner, cui si dedica maggior tempo togliendolo ad altre interazioni già consolidate. Questo insieme di comportamenti rientrano nella sfera della normalità qualora rimangano limitati nel tempo e flessibili, tali ad esempio da consentire un ritorno ad un normale range di relazioni appena la coppia si è consolidata.
Ma se questo insieme di comportamenti manifesta invece caratteristiche di rigidità e continuità, di costrizione e obbligatorietà, se diventano vincolanti e assolutamente necessari per la sopravvivenza psicologica dell’individuo o per confermarne il suo valore o la sua stessa esistenza, se provocano sofferenza psicologica e/o fisica, allora potremmo ipotizzare di trovarci di fronte ad una condizione di dipendenza affettiva patologica.
CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
Cosa distingue una relazione di coppia, anche esclusiva o intensa, da una dipendenza?
Innanzitutto nella dipendenza affettiva manca un elemento di reciprocità affettiva: il dipendente affettivo dona tutto il suo amore al partner (che spesso è un partner sfuggente, evitante o problematico), ma ciò che lo spinge non è un amore maturo e reciproco, quanto un amore immaturo, caratterizzato dal bisogno e dalla obbligatorietà, in cui la persona dipendente sente di esistere solo se legata all’altro. Il partner assume così il ruolo di “salvatore”, di oggetto d’amore patologico, grazie al quale il dipendente affettivo può riempire alcuni vuoti affettivi e tensioni personali, o grazie al quale può ridurre la paura che – in assenza dell’altro – sia in gioco la sua stessa esistenza.
Nella dipendenza affettiva è il bisogno ad orientare l’individuo, non più il desiderio. Sembra venire meno il piacere di incontrare l’altro in sé, ciò che invece predomina è il bisogno di ricercare compulsivamente la vicinanza dell’altro da cui si è dipendenti. Si tratta quindi del bisogno compulsivo dell’oggetto di dipendenza (craving), analogo a quello che si sperimenta con le sostanze, mentre il piacere arriva nella sua forma disfunzionale nel momento in cui si raggiunge il partner. Il piacere non è infatti più quello legato all’incontro con l’altro, ma è invece sostituito dal piacere che si sperimenta nel momento del calo della tensione (come all’assunzione di una “dose”) quando l’oggetto del desiderio viene finalmente raggiunto e può soddisfare il bisogno di riconoscimento e di conferma del proprio essere degni di amore.
Esiste inoltre un elemento di obbligatorietà: la persona che soffre di una dipendenza affettiva non può fare a meno di questa relazione, per quanto non riesca a viverne tutte le sfumature affettive ma solo il bisogno, o a volte si senta addirittura sofferente in questa relazione. Non può stare nella relazione e non può farne a meno. Sente costantemente presente la paura dell’abbandono, che è una paura terrificante proprio perché dalla relazione fa dipendere la sua stessa percezione di sé, il suo senso di esistenza, il suo scopo di vita.
Indagando i vissuti del dipendente affettivo troviamo infatti soprattutto la paura come elemento centrale. È forte la paura di perdere la relazione, di rimanere da soli, di essere scoperti come “non degni d’amore”. Troviamo inoltre una bassa autostima, che supporta questo continuo donarsi all’altro, unico in grado di dare senso ad una esistenza altrimenti vuota e indegna. Ma questa esclusività favorisce il ritiro dalle altre relazioni, con correlate espressioni di controllo verso il partner, di possessività, gelosia e ossessione.
LE ORIGINI DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
La dipendenza affettiva affonda le sue radici prevalentemente nell’infanzia della persona dipendente.
Uno stile di attaccamento insicuro, spesso evitante o disorganizzato è frequentemente rintracciabile nella storia infantile della persona con dipendenza affettiva. La sensazione di non essere degno d’amore, o che i propri bisogni di bambini non fossero importanti, ha impostato il suo stile relazionale, unita alla percezione di doversi dedicare completamente all’altro per poter infine essere degno e meritarsi un po’ d’amore.
Il clima familiare in cui è cresciuto il dipendente affettivo è spesso caratterizzato dalla presenza di un oggetto d’amore (genitore o caregiver) difficile da raggiungere, disfunzionale o imprevedibile, e da conseguenti vissuti di rifiuto e di trascuratezza dei propri bisogni emotivi e affettivi (vissuti che non necessariamente corrispondono alla realtà oggettiva).
Le ferite affettive che in questo clima si creano lasciano una profonda traccia, andando ad influenzare gli stili relazionali che imposteranno anche le relazioni in età adulta. In particolare la mancanza di sicurezza sperimentata nell’infanzia viene rivissuta nell’età adulta all’interno della relazione di coppia, dove si cerca di controllarla, controllando in modo ossessivo il partner da cui si dipende, cercando di recuperare in qualche modo quell’oggetto d’amore originario non raggiungibile, nell’illusorio tentativo (dettato dalla coazione a ripetere) di controllare e riscattarsi da quanto nel passato non si è stati in grado di controllare.
TRATTAMENTO DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
La dipendenza affettiva può essere affrontata attraverso un percorso di psicoterapia che vada inizialmente ad occuparsi di accogliere, contenere e ridurre la sofferenza nella relazione di coppia, di contrastare il ritiro dalle altre relazioni, e di sostenere l’autostima.
Ma è indispensabile lavorare in modo più approfondito anche e soprattutto sulle origini delle dinamiche relazionali di dipendenza. È quindi necessario rivolgere l’attenzione alle esperienze precoci di rifiuto e trascuratezza che hanno sostenuto un’immagine di sé del dipendente affettivo come non degno di amore, e occuparsi di come si sono strutturate le relazioni di attaccamento e gli stili relazionali.
Diventa necessario favorire la consapevolezza, recuperare la reciprocità, sostenere la possibilità di effettuare delle scelte autonome e di uscire da quell’obbligatorietà che caratterizzava la dipendenza affettiva. Durante questo percorso è inoltre importante prestare attenzione, come per le altre dipendenze, ad evitare le recidive, favorendo quel processo che consenta di superare la coazione a ripetere, per riuscire a non trovarsi più vincolati in un’altra relazione di dipendenza affettiva.