Disturbi da trauma nell’età evolutiva
L’infanzia non è sempre un periodo privo di insidie. Anche ai bambini può capitare di vivere situazioni fortemente traumatiche, e di sviluppare di conseguenza dei disturbi che possono minare lo sviluppo e il superamento delle varie tappe evolutive che ancora li attendono.
I traumi possono essere di vario tipo, tra essi riconosciamo ad esempio i traumi relazionali (abbandono, trascuratezza e incuria o ipercuria, difficoltà relazionali in famiglia, ecc.) e i traumi legati a situazioni di rischio elevato per la propria o altrui incolumità (terremoti, incidenti gravi, aver assistito o subito violenze o abusi, attacchi terroristici, rapimenti, ecc.).
In base al tipo di trauma si possono sviluppare diversi disturbi, tra questi i principali sono: il disturbo reattivo dell’attaccamento, il disturbo disinibito dell’attaccamento, la reazione acuta da stress, il disturbo post traumatico da stress.
Sintomatologia: come si manifestano i disturbi da trauma nell’infanzia?
La sintomatologia con cui i disturbi da trauma si manifestano è molto variabile, in quanto dipende dal tipo di trauma esperito, dalla gravità del trauma, dall’età e dalle caratteristiche di personalità e di sviluppo del bambino, e dal contesto in cui si manifesta e dal tipo di risposta che il contesto è in grado di offrire.
Il disturbo reattivo dell’attaccamento dell’infanzia si manifesta principalmente attraverso modalità anomale di risposta nelle relazioni, modalità che di solito non sono presenti negli altri bambini. Queste risposte sociali anomale e contraddittorie possono svilupparsi come reazione ad un tipo di accudimento inadeguato o traumatico. Si possono quindi notare ipervigilanza e timorosità (descritta come “circospezione fredda”) che non diminuiscono quando questi bambini vengono confortati, oppure ci può essere un’aggressività rivolta verso se stessi o verso gli altri, o risposte ambivalenti e miste di avvicinamento, evitamento e resistenza al conforto, anche quando questo arriva da persone che normalmente si prendono cura del bambino. Può così capitare di vedere bambini che in braccio alle loro figure di accudimento (genitori o altri significativi) guardano lontano e non sembrano essere in contatto con l’adulto, oppure bambini che pur avvicinandosi e cercando la relazione mantengono uno sguardo minaccioso e ambivalente. Rimane ad ogni modo significativa la mancanza di sensibilità al conforto: anche in situazioni di stress questi bambini non richiedono conforto né rispondono in modo positivo ai tentativi di consolarli. Vi è inoltre una forte presenza di disturbi emozionali correlati, che si manifestano con apatia, infelicità, e timorosità.
Il disturbo disinibito dell’attaccamento si manifesta già nella primissima infanzia con un attaccamento non selettivo, un aggrapparsi agli altri indifferenziato (genitori, amici o estranei), che con il procedere degli anni si manifesta anche mediante comportamenti volti ad attirare l’attenzione e con una confidenza indiscriminata nei confronti degli altri, anche estranei. Si manifesta di solito in bambini che non hanno avuto la possibilità di sperimentare un attaccamento selettivo con le figure di accudimento (genitori o altri significativi), a volte a causa del succedersi estremamente frequente e caotico di persone che si occupavano del loro accudimento. La mancata possibilità di sperimentare rapporti affettivi altamente selettivi nella primissima infanzia può interferire negativamente con lo sviluppo delle competenze sociali e relazionali.
Il disturbo acuto da stress si manifesta nel primo periodo successivo all’esposizione ad un evento traumatico grave (dal terzo giorno fino al primo mese) in cui è a rischio la vita o l’incolumità del bambino stesso o di un suo familiare. L’esposizione al trauma può essere in prima persona (come vittima), oppure in qualità di testimone del trauma (“trauma assistito”, ad esempio vedere la mamma picchiata dal papà) o anche nel momento in cui al bambino venga semplicemente riferito un evento traumatico accaduto ad un familiare stretto. La sintomatologia si esprime su più versanti, che coinvolgono principalmente: sintomi di tipo intrusivo (incubi e pensieri ricorrenti legati all’evento, flashback o, nei bambini fino ai 6 anni circa, giochi che riproducono l’evento traumatico), umore disforico, negativo, e impossibilità di sperimentare emozioni positive, sintomi dissociativi (sensazione di alterata realtà e difficoltà a ricordare alcuni aspetti dell’evento), condotte di evitamento (tentativi di sfuggire a pensieri, parole, situazioni e luoghi che riportano all’evento), iperattivazione (disturbi del sonno, ipervigilanza e iperreattività, problemi di concentrazione). La risposta emotiva nei bambini può anche non manifestarsi come paura, ma prevalentemente con espressioni di rabbia, vergogna, ansia e ritiro. Si possono manifestare sensi di colpa per non aver potuto evitare la catastrofe, o sensi di colpa per non riuscire a controllare i sintomi intrusivi (quali pensieri, flashback, ecc.). Il bambino in seguito al trauma può sviluppare una intensa ansia di separazione dai genitori, o anche attacchi di panico, frequenti soprattutto nei primi momenti successivi al trauma.
Il disturbo post traumatico da stress (PTSD) si sviluppa spesso in seguito ad una cronicizzazione di un disturbo acuto da stress, quando questo non si risolve e la sintomatologia perdura a lungo nel tempo, di solito dopo i tre mesi dal trauma; tuttavia i sintomi possono anche presentarsi in forma completa solo in tempi successivi (espressione ritardata), con una precedente manifestazione di pochissimi sintomi e a volte anche senza un precedente disturbo acuto. Sono presenti, come per il disturbo acuto da stress, sintomi intrusivi, disturbi dissociativi, umore negativo o irritabilità, condotte di evitamento, iperattivazione e iperreattività a stimoli anche minimi, ma la manifestazione sintomatologica si fa più duratura nel tempo e intensa, invalidante. Nei bambini l’espressione dei sintomi varia in base alla fase di sviluppo attraversata. In linea generale, nei bambini più piccoli i sintomi intrusivi si possono manifestare anche sotto forma di incubi o attraverso giochi che riportano l’emotività e l’iperattivazione sperimentati nel trauma, senza che ci sia una diretta percezione della correlazione con l’evento traumatico o con un suo ricordo, pensiero o immagine. Nei bambini più grandi ci possono essere invece ad esempio sogni che più chiaramente ripercorrono l’evento traumatico. Le condotte di evitamento possono esprimersi con una ridotta capacità di esplorare, di relazionarsi con i pari, di giocare. Ci possono essere forti cambiamenti nell’umore del bambino, rabbia, senso di colpa, paura, un’iper-reattività agli stimoli, che fanno sì che il bambino si spaventi per ogni suono o si arrabbi in modo inappropriato e incontrollabile anche ad esempio in una normale interazione con altri bambini.
Il vissuto soggettivo. Come si sentono i bambini con disturbi da trauma?
I vissuti dei bambini con un disturbo da trauma sono molto variabili, in quanto dipendono dal tipo di trauma, dal tempo trascorso dall’evento traumatico, dall’età e dal livello evolutivo del bambino, da fattori di protezione e cura presenti nel suo contesto di vita e di accudimento. Ogni vissuto quindi andrà indagato con quello specifico bambino, in seguito a quello specifico trauma, nel suo specifico contesto. Tuttavia in linea generale possiamo individuare alcuni elementi che prevalentemente possono caratterizzare il vissuto dei bambini con disturbi da trauma.
In seguito ad un trauma i bambini sperimentano una notevole ansia, fino a sperimentare vero e proprio panico. Per far fronte a queste sensazioni essi tendono a ritornare a comportamenti regressivi: possono accentuarsi l’ansia da separazione ed il bambino può sentire l’esigenza di ritornare a cercare insistentemente l’accudimento da parte del genitore come faceva quando era più piccolo; possono ripresentarsi comportamenti di dipendenza e bisogno; oppure possono ripresentarsi stadi evolutivi precedentemente già superati con successo (ad esempio può ricominciare a bagnare il letto). Ciò accade soprattutto nei disturbi legati a traumi in cui è a rischio la propria o altrui incolumità, mentre nei disturbi legati a trauma relazionale potrebbe essere prevalente un’incapacità di chiedere conforto, una tendenza a relazionarsi in modo eccessivo (con eccessiva rabbia o con eccessiva freddezza) con gli altri: il bambino non sente di poter stimolare una risposta adeguata negli altri, sviluppa vissuti di impotenza, di abbandono, nonché un ritiro affettivo e sociale a difesa del Sé.
L’ansia può manifestarsi in modo prepotente sul piano somatico: i bambini traumatizzati sperimentano una generale iperattivaizone, con episodi di tachicardia, mal di pancia o di testa, o con il ripresentarsi (spesso in forma dissociata) del dolore sperimentato nel corso dell’evento traumatico. I bambini più grandi spesso rivivono il proprio trauma attraverso i propri incubi o pensieri intrusivi, possono sentirsi in colpa per non riuscire a controllare questi sintomi o per non essere stati in grado di evitare il trauma, e ciò può condurli a sviluppare stati depressivi o a sperimentare una grande spossatezza.
Diagnosi e terapia
L’età infantile non è un elemento di protezione dall’esperienza traumatica: anche un bambino piccolissimo, se esposto ad una situazione traumatica, ne riporta delle conseguenze. Molto probabilmente, se molto piccolo, non riuscirà a conservarne delle tracce esplicite nella memoria, ma l’esperienza traumatica sarà immagazzinata come traccia implicita, inconsciamente, e potrà produrre delle conseguenze anche a lungo termine, con manifestazioni sintomatologiche o problemi di sviluppo. Non saranno quindi utili pensieri del tipo “ma tanto è piccolo: non ha capito, non ha sentito niente”; potrà invece essere utile una precoce diagnosi ed un intervento precoce, perché anche i bambini piccoli sentono e capiscono molto più di quanto a volte difensivamente vorremmo poter pensare.
Disturbi quali il disturbo reattivo dell’attaccamento ed il disturbo disinibito dell’attaccamento si manifestano tendenzialmente già nella primissima infanzia, fin dai primi mesi di vita e generalmente prima dei 5 anni, e sono di solito espressione di difficoltà nella costruzione di legami affettivi altamente selettivi, stabili, accudenti e rassicuranti nella primissima infanzia. Sono quindi espressione di traumi relazionali che, pur essendo meno “vistosi” di un incidente, un terremoto o simili, non per questo producono effetti minori sulla strutturazione della personalità del bambino. Diventa quindi importante agire non solo sul trauma e sulle modalità di attaccamento del bambino, ma sostenere anche i genitori o le altre figure di attaccamento nella promozione di modalità di relazione e accudimento maggiormente adattive e in grado di rispondere alla complessità del disturbo che il bambino ha maturato, riportando il bambino verso un maggiore equilibrio emotivo ed una crescente capacità di interazione sociale.
Disturbi quali il disturbo acuto da stress o il disturbo post traumatico da stress sono invece di solito maggiormente legati ad eventi traumatici gravi (quali incidenti, abusi, violenze), singoli o ripetuti, e pertanto la diagnosi va fatta partendo dall’evento stesso e andando ad analizzare e a sostenere le modalità di risposta del bambino e del suo ambiente. È necessario intervenire favorendo l’elaborazione del trauma, la gestione di eventuali aspetti dissociati legati al trauma, l’elaborazione di eventuali vissuti di colpa e di impotenza, l’elaborazione di eventuali eventi trigger che favoriscono nel presente la riattivazione della sintomatologia traumatica; è inoltre importante sostenere le risorse che consentono di fronteggiare e superare non solo nel presente ma anche nel futuro eventuali condotte di evitamento e di ritiro. Bisogna quindi lavorare per una risignificazione ed una elaborazione del trauma in un’ottica più integrata, adattiva e meno colpevolizzante, per evitare che il trauma possa rimanere attivo e manifestarsi attraverso qualche disturbo anche dopo molto tempo.
Per maggiori informazioni sui disturbi da trauma nei bambini e negli adolescenti, contatti gli psicologi del CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino
BIBLIOGRAFIA
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