Disturbi depressivi nei bambini
Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, l’età evolutiva non è esente da disturbi depressivi: i bambini possono sviluppare una sintomatologia depressiva, anche se, come può essere facilmente intuibile, questa non si manifesterà con le caratteristiche tipiche della depressione degli adulti.
I bambini non hanno ancora sviluppato una capacità introspettiva o di verbalizzazione sufficiente ad esprimere la propria problematica depressiva. Può capitare ad esempio che qualche bambino si definisca genericamente “triste”, o “giù”, o dica che gli “viene da piangere”, senza riuscire a spiegare ulteriormente come esattamente si senta e come si sia sviluppato questo vissuto. In molti casi un bambino potrebbe addirittura non essere in grado di arrivare nemmeno a nominare questi sentimenti, ma solo ad esprimerli inconsapevolmente su un piano somatico o comportamentale. Può capitare quindi che un mal di pancia, una diminuzione del rendimento scolastico, un’irrequietezza o al contrario un richiudersi in se stessi, diventino espressione di quel disagio che il bambino non sa in quale altro modo manifestare.
Sintomatologia: come si manifesta la depressione nell’età evolutiva?
I sintomi nella depressione infantile sono variabili: si esprimono in modo diverso anche nello stesso bambino al cambiare dell’età e del livello evolutivo raggiunto, e possono esprimersi in modo diverso in differenti bambini e in base al tipo di disturbo depressivo sperimentato. Ogni valutazione dovrà quindi basarsi su quanto portato da quello specifico bambino, in quel particolare momento evolutivo, inserito nel suo specifico contesto relazionale. È comunque possibile individuare delle caratteristiche tipiche cui è opportuno fare riferimento per poter fare una corretta diagnosi di disturbo depressivo.
La depressione nell’età evolutiva è caratterizzata da una prevalenza di umore triste oppure (soprattutto nei bambini più piccoli) da grande irritabilità.
La tristezza, quando è sintomo di depressione nei bambini, non è in relazione con gli eventi spiacevoli, pertanto non è sufficiente fare qualcosa di piacevole per far loro cambiare umore, e nemmeno è sufficiente provare a distrarli da questo sentimento; viene esperita invece una tristezza duratura, profonda e frequente.
Anche la rabbia, quando si manifesta in un disturbo depressivo, non pare avere una relazione con eventi particolari; anzi, più la rabbia pare immotivata e più diventa necessario interrogarsi su di essa come indicatore di un disagio di una certa importanza.
Altri sintomi tipici sono: mancanza di energia e senso di affaticamento, disturbi vegetativi (disturbi del sonno, variazioni dell’appetito), difficoltà a concentrarsi, anedonia (cioè incapacità di provare piacere, anche per le cose che prima invece risultavano gratificanti: il bambino appare annoiato, apatico), riduzione dell’autostima e fiducia in sé, senso di colpa e autoaccuse, idee o atti di autoaggressività o autolesionismo.
Nei bambini più piccoli prevalgono i sintomi comportamentali e somatici, mentre negli adolescenti sono sentiti più intensamente i disturbi dell’umore e questi sono inoltre più facilmente verbalizzati.
Sono inoltre possibili varie forme atipiche di depressione, soprattutto in preadolescenza e adolescenza. Può così capitare che siano più evidenti i tratti di ansia e agitazione rispetto ai tratti depressivi, oppure questi possono manifestarsi in modo mascherato con irritabilità, abuso di alcool o suo di sostanze da parte dell’adolescente, o l’accentuazione di sintomi fobici o ossessivi preesistenti.
Il vissuto soggettivo. Come si sentono i bambini depressi?
I bambini depressi hanno spesso la sensazione di non essere amati, e ciò indipendentemente dalle reali cure e attenzioni che anche la famiglia più amorevole può dare loro. Hanno allo stesso tempo anche forti preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei genitori e altri significativi, temono che possa accadere loro qualcosa; possono sviluppare fantasie molto tristi che spesso raffigurano nel gioco e nei disegni. È presente il pensiero della morte e si può, nei casi più gravi, arrivare al suicidio anche in età evolutiva.
Il sentimento della colpa è centrale in questo tipo di disturbi: i bambini si possono sentire spesso in colpa, cattivi, non meritevoli di amore; oppure si possono sentire impotenti, vulnerabili o fragili.
La regolazione degli affetti è problematica: ogni stress affettivo può essere difficile da gestire e può richiedere anche molto tempo prima di consentire di ritornare ad una situazione di calma, oppure può sfociare in una profonda tristezza o in una irritabilità cronica. Spesso si scatenano forti crisi di rabbia, delle quali poi i bambini si pentono, con una conseguente profonda tristezza e aumento del senso di colpa, già così presente.
L’autostima è carente. Molto spesso essi richiedono continue rassicurazioni per contrastare il proprio senso di insicurezza e di colpa; oppure, al contrario, compensano un’autostima negativa con atteggiamenti di arroganza e sopraffazione, proprio per nascondere e tenere a bada questa enorme fragilità.
Diagnosi e terapia
La variabilità dei sintomi in base all’età e al livello di sviluppo raggiunto ci portano a ricordare ancora l’importanza di una diagnosi che si fondi sul disagio e sulle caratteristiche di ogni specifico bambino nel suo contesto e in riferimento al suo livello di sviluppo.
Ogni disturbo ha di solito origine multifattoriale: può avere alla base componenti relazionali, intrapsichiche, genetiche e biochimiche, traumatiche, ecc. Per quanto riguarda i disturbi depressivi assume un ruolo centrale il vissuto legato alla perdita di un oggetto d’amore (genitore, o altro significativo); non necessariamente si tratta di una perdita reale, può trattarsi anche di una perdita fantasticata; ad ogni modo questo vissuto dovrà essere indagato e potrà essere uno dei temi della terapia.
I bambini tendono, per loro caratteristica evolutiva, ad interpretare la realtà in modo magico e categorico (tutto è o bene o male), e quando si trovano a dover affrontare un vissuto connesso ad una perdita, reale o fantasticata che sia, possono maturare la convinzione che sia stato qualcosa che non va in loro (che diventano il “male”: cattivi, biasimevoli, ecc.) ad allontanare l’oggetto d’amore, il quale invece rappresenta il “bene”; possono sentire di aver quindi provocato il rifiuto e di meritarselo, credendo anche che in futuro non potranno meritare altro che rifiuti. Essi così interiorizzano inconsciamente le qualità negative attribuite all’oggetto d’amore, che diventano parti del Sé del bambino, mentre le qualità positive rimangono ancora affidate all’altro. Le dinamiche possibili sono ovviamente molteplici, e vanno indagate in ogni singola situazione.
È necessario quindi esplorare i vissuti relativi alla perdita, le dinamiche intrapsichiche e relazionali, per riuscire a comprendere come si stia strutturando il disturbo depressivo, quali siano i rischi per lo sviluppo, e come sia possibile intervenire favorendo un’elaborazione della perdita, un’integrazione delle parti scisse ed una riduzione del senso di colpa.
Una diagnosi e un intervento precoce possono ridurre i rischi che il disturbo depressivo possa interferire con il normale sviluppo emotivo e relazionale del bambino, e ridurre di conseguenza il rischio di sviluppare minori capacità di adattamento o eventuali patologie in età adulta. Le strutture psichiche ancora molto mobili ed in evoluzione tipiche dell’età infantile e adolescenziale consentono di intervenire in modo efficace quanto più e precoce l’intervento.
Per un colloquio sulla depressione infantile con uno psicologo psicoterapeuta dell’età evolutiva, contatti il CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino
BIBLIOGRAFIA
A.P.A. – American Psychiatric Association, “DSM-5 – Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth Edition”, American Psychiatric Publishing, Washington DC, 2013
AA. VV., “PDM – Manuale Diagnostico Psicodinamico”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2008
Mc Williams N., (1994) “La diagnosi psicoanalitica”, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1999
O.M.S. – Organizzazione Mondiale della Sanità, “Classificazione multiassiale dei disturbi psichici e comportamentali dell’ICD-10 nell’infanzia e nell’adolescenza”, Ed. Masson, Milano, 1997