Disturbi relazionali in famiglia
Il matrimonio non è un processo che si sviluppa tra due individui, ma un contratto fra due famiglie.
Quando due individui si incontrano e costituiscono una nuova famiglia, nell’ambito della loro relazione avrà un peso fondamentale il conflitto fra la lealtà irrisolta di ciascun coniuge verso la propria famiglia di origine e quella verso la famiglia nucleare. Se infatti inizialmente i conflitti di lealtà verso la famiglia di origine possono essere temporaneamente ignorati, a lungo andare si renderà necessaria una qualche forma di elaborazione altrimenti finiranno col minare i nuovi impegni. Spesso il modo più comune e più “rispettabile” per liberarsi degli obblighi verso i propri genitori è quello di diventare genitori in quanto diventa legittimo spostare i propri obblighi sul figlio. Tuttavia, questa strategia si rivelerà presto errata, inefficace e portatrice di ulteriori conflitti (Ferrazzoli, 2004).
Come chiarisce Boszormenyi Nagy, generazione dopo generazione, gli impegni verticali di lealtà entrano sempre in conflitto con quelli orizzontali. Gli impegni di lealtà verticali sono quelli dovuti ad una generazione precedente o successiva; gli impegni di lealtà orizzontale sono quelli dovuti al compagno, ai fratelli o ai partner in generale. La creazione di nuovi rapporti, in particolare attraverso il matrimonio e la nascita dei figli, crea necessità di nuovi impegni di lealtà. Più il sistema originario di lealtà è rigido, più forte è la sfida posta alla persona: chi scegliere, me, lui o lei?
“I conflitti di lealtà sono intrinseci a qualsiasi vita familiare. Molte lealtà conflittuali vengono a sommarsi quando il giovane adulto è pronto per nuovi impegni verso i propri coetanei. Il matrimonio spesso provoca un confronto tra i due sistemi di lealtà delle famiglia d’origine, oltre a richiedere ad entrambi i coniugi di riequilibrare la lealtà coniugale rispetto alla lealtà verso le rispettive famiglie d’origine. Le determinanti relazionali più profonde del matrimonio si basano su un conflitto tra la lealtà irrisolta di ciascun coniuge nei confronti della famigli d’origine e la sua lealtà verso la famiglia nucleare. L’obbligo irrisolto verso la famiglia d’origine viene chiamato “lealtà originale”. Quando un uomo e una donna programmano di sposarsi (o convivere), la loro lealtà verso la futura unità familiare nucleare deve raggiungere una tale diffusa importanza da permettere loro di superare le lealtà originali” (Boszormenyi Nagy, 1988, p. 126).
Whitaker sottolinea inoltre la qualità paradossale del rapporto di coppia, afferma che due persone che vivono insieme sono sempre più vicine e allo stesso tempo crescono anche a livello individuale; la cosa bizzarra sta proprio nel fatto che più sono vicini più sono o dovrebbero essere separati. Se non riescono infatti a separarsi non possono aumentare l’intimità, inoltre se non possono aumentare la loro individualità non possono aumentare nemmeno il loro stare insieme. Se i partner non hanno raggiunto un buon livello di individuazione e appartengono ad un sistema famigliare invischiato, può accadere che nonostante sia stato il genitore stesso a spingere il figlio al matrimonio, il messaggio implicito può essere che quest’ultimo sia una persona ingrata che abbandona gli altri. Ciò lo blocca in rapporti di lealtà carichi di sensi di colpa. Normalmente un giovane stringe legami intimi all’esterno della famiglia e col tempo diventano più importanti delle relazioni interne ad essa. C’è quindi una “transizione”, un passaggio dalla propria famiglia d’origine ad una nuova che viene creata con la scelta di un compagno/a. Quando, però, per il tipo di organizzazione familiare, è necessario che il giovane rimanga coinvolto a casa si sviluppano dei meccanismi tali da impedire il costituirsi di relazioni intime al di fuori del sistema per cui tutti i suoi tentativi di coinvolgimento esterni finiscono con l’abortire oppure il giovane si sposa, ma il matrimonio è particolare poiché invece di costruire una nuova famiglia, il coniuge viene completamente assorbito dalla famiglia di origine: il matrimonio è dunque consentito ma solo con il patto implicito che il coniuge non si porterà via il figlio ma sarà solo “un’aggiunta” alla famiglia (Ferrazzoli, 2004).
Per approfondire problematiche legate alle relazioni all’interno della propria famiglia, contatta uno psicoterapeuta del CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino