Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore, che risulta instabile e oscillante tra l’euforia e la depressione. Il periodo di presenza dell’uno e dell’altro stato umorale è variabile a seconda di come soggettivamente la persona vive il disturbo, e a seconda di come il disturbo si concretizza il quel soggetto specifico. Ci sono tempi di alternanza di stagioni, o di settimane, o di giorni o addirittura di ore. Quando è presente la depressione è assente l’euforia, e viceversa.
La fase depressiva è caratterizzata da uno stato d’animo senza entusiasmo, senza desideri, come se il mondo fosse lontano e poco interessante. I soggetti che soffrono di stati depressivi si descrivono come senza interessi, svuotati, senza piaceri. Ci si sente come se ogni cosa normale della vita, che magari piaceva in altri momenti, fosse distante, lontana, non appartenente all’individuo colpito dalla depressione, e addirittura fosse difficile da gestire fino a risultare impossibile, tanto da sembrare “una montagna invalicabile”. Il pensiero risulta essere stanco, lento, “impastato”, con un sottofondo di angoscia per l’immobilità e l’impossibilità a vincerla.
La fase euforica o maniacale è invece caratterizzata da uno stato d’animo che fa sentire il soggetto potente, grandioso, capace di tutto; il soggetto è iperattivo, sente di avere nei propri confronti una stima enorme, che risulta esagerata agli occhi degli altri, e che lo fa muovere e agire come se fosse onnipotente. In questa fase il soggetto sente meno il bisogno di dormire e mangiare, non domina gli impulsi ad agire (quali ad esempio l’impulso a fare spese che agli occhi altrui sono sconsiderate, e che invece egli sente come necessarie e assolutamente alla sua portata). Le azioni sono per lo più realizzate senza riflessione e senza ponderazione, tanto da apparire come subitanee e continue. Il pensiero è disordinato e rapido ma inconcludente circa progetti a lungo termine, seppure con un sottofondo di soddisfazione e gratificazione esaltante.
Il soggetto che vive questa alternanza di umore è come diviso in due personalità opposte: quando egli si vive nella depressione è tutto un altro personaggio da quello maniacale o euforico. È come se fosse presente una persona scissa in due, senza risoluzione di continuità. Alcuni soggetti non si riconoscono, e si rivolgono a se stessi parlando prima all’uno e poi all’altro personaggio, come se si trattasse di due persone diverse e non compresenti. Pochissimi aspetti appartengono all’una e all’altra dimensione opposta, tenendo la persona unita su un filo continuo, e sono ad esempio la solitudine e l’isolamento: sia nel caso della fase depressiva sia in quello della fase maniacale il soggetto è come in un mondo solo suo, dove vive esperienza opposte ma dove non riesce a far entrare nessun altro. Durante la fase depressiva non riesce a mettersi in contatto con il mondo che appare distante e quindi resta lontano da tutto e da tutti; durante il momento dell’euforia è così preso dalle mille cose importantissime che deve fare che non riesce a coinvolgere alcuno e anzi chiunque è un disturbatore delle sue azioni convulse ma per lui necessarie e irrinunciabili. Un altro filo che accomuna l’una fase e l’altra è la rabbia: il soggetto vive spesso una rabbiosità di fondo che spesso non si esprime direttamente come rabbia con franchi accessi d’ira ma, nella fase depressiva, come fallimento dell’utilizzo della spinta vitale, e, nella fase di maniacalità, come azioni compulsive e massimamente energetiche, spesso però afinalistiche.
La terapia consigliata per questo disturbo è l’intervento congiunto psichiatrico-psicofarmacologico e psicoterapeutico: il primo aiuta a tenere sotto controllo l’umore e assicura una certa stabilità dello stesso, evitando le alternanze più drastiche; il secondo affronta le problematiche che stanno dietro il sintomo e che hanno portato il soggetto a costruire il sintomo come difesa da quei problemi insormontabili.
Può trattarsi di problematiche familiari o infantili, che hanno portato il soggetto a difendersene assumendo uno stile di vita e di relazione ora depressiva ora maniacale.
La terapia congiunta permette di creare un ambiente psicologico soggettivo idoneo alla ricerca e all’esplorazione dei vissuti traumatici o difsunzionali del bambino presente in quell’adulto sofferente di oggi, con la guida di uno psicoterapeuta che lavora in sinergia con uno psichiatra e in presenza di uno psicofarmaco. Il lavoro psicologico può andare nella direzione di scoprire il tipo di relazione instaurata dal soggetto con le persone significative del passato e dell’attualità, la forza dell’Io del soggetto, l’esame di realtà che il soggetto riesce ad avere al momento presente, le dinamiche intrapsichiche ed i vissuti emotivi.
Sempre considerando la necessità di un intervento congiunto, gli approcci psicologici più usati per la terapia di questi disturbi sono quello psicodinamico, individuale ed espressivo, quello sistemico col coinvolgimento della famiglia e/o della coppia. Bisogna però tenere presente che l’intervento terapeutico, di qualsivoglia orientamento sia, dovrà occuparsi di trattare delle resistenze e delle problematicità, in quanto nella fase depressiva la persona è demotivata, e ha disinvestito su se stessa e sul mondo esterno; nella fase maniacale diniega ogni necessità di cura sentendosi potente e assolutamente capace di provvedere autonomamente e in modo onnipotente a se stessa.
In ogni caso una buona terapia psicologica e psicofarmacologica può avere come obiettivi la riduzione dello stato umorale depresso e di quello euforico, la restituzione di quanto nelle dinamiche intrapsichiche e relazionali ha supportato la strutturazione dei sintomi difensivi, l’integrazione dei due aspetti scissi, l’elaborazione dell’abbandono, dell’aggressività, della dipendenza, la costruzione di un senso di autoefficacia stabile.
Il CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino affronta difficoltà bipolari e alternanze di umore. Per appuntamento, clicca qui