Fobie
La Fobia può essere compresa come una paura intensa e apparentemente immotivata, che viene provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o di una situazione specifica ambientale e relazionale.
La preoccupazione e il disagio sono significativi, spesso accompagnati da intense reazioni sul piano fisiologico (arousal). In genere la persona percepisce lo stato di agitazione come irragionevole e sproporzionato rispetto all’entità del pericolo reale, tuttavia può essere portata a mettere in atto condotte di evitamento dello stimolo, spostamento e proiezione, nel tentativo di contenere l’ansia.
Il livello di stress è clinicamente importante, al punto da poter interferire con il funzionamento lavorativo, sociale e familiare.
La sola paura associata alla condotta di evitamento non è considerata generalmente una caratteristica sufficiente a definire una fobia in senso clinico. Nelle fobie il sintomo, la paura esagerata, esprime il modo in cui la persona organizza tutta la sua esperienza interna.
“Dal punto di vista psicodinamico, le fobie implicano un modo specifico di far fronte all’angoscia. I sintomi fobici provocano meno sofferenza e un miglior adattamento complessivo rispetto agli stati intensi di angoscia liberamente fluttuante (attacchi di panico)” (PDM Manuale Diagnostico Psicodinamico, pag. 109).
In altre parole la fobia è una misura difensiva poiché permette di tenere sotto controllo l’angoscia.
Dal punto di vista della classificazione diagnostica le Fobie rientrano nei Disturbi d’Ansia, ossia quella categoria di disturbi in cui l’ansia può rappresentare un campanello d’allarme per l’espressione di un conflitto interno che chiede di essere esplorato e rielaborato. Gli oggetti e le situazioni temuti possono rappresentare oggetti interni paurosi, dai quali la persona cerca di difendersi attraverso lo sviluppo dei sintomi nevrotici. Ad esempio un’imago paterna vissuta come minacciosa potrebbe essere proiettata su oggetti o esseri viventi di grandi dimensioni.
Esistono molti altri esempi di paure. Possiamo elencarne alcuni tipi, come quelle verso certi animali (insetti, cani, gatti, uccelli, etc.), verso elementi dell’ambiente naturale (temporali, altezze, acqua…), paure per il sangue-ferite-iniezioni, paure per particolari situazioni ambientali-logistiche (spazi aperti, tunnel, gallerie, trasporti pubblici, aerei, luoghi chiusi, paura di parlare in pubblico, paura di arrossire, etc.), paura di precipitare, paura dei rumori.
Come per tutti i disturbi d’ansia, la Fobia può associarsi a un rischio abbastanza elevato per la persona che ne soffre in termini di maggiore predisposizione ad ammalarsi, difficoltà in ambito lavorativo, disagi nei contatti interpersonali, con ricadute sulla qualità della vita. La tendenza delle persone fobiche a mettere in atto dei meccanismi di evitamento dell’oggetto della propria paura fa sì che queste spesso riducano notevolmente la propria libertà di azione e interazione sociale, restringendo progressivamente il proprio ambito di vita ai soli contesti ritenuti sicuri, in cui pensano di poter evitare l’oggetto fobico, con un ulteriore progressivo peggioramento della qualità della vita.
La credenza patologica di base caratteristica è che se evito alcuni pericoli posso sentirmi al sicuro e nelle relazioni che posso affidarmi a persone percepite come più forti e capaci magicamente di proteggermi. “Le persone con personalità fobica pensano di essere del tutto al sicuro se si tengono a distanza da alcuni pericoli. Quando sono sole, tendono a sentirsi piccole, inadeguate e minacciate, e affrontano questi sentimenti cercando di suscitare una reazione protettiva nelle persone a cui attribuiscono un maggior potere. Il loro funzionamento psicologico sembra dunque organizzato intorno a temi anaclitici. Proprio come evitano alcuni fenomeni esterni, le persone fobiche possono aver paura anche dei propri affetti ed evitare la consapevolezza dei propri stati emotivi” (PDM Manuale Diagnostico Psicodinamico, pag. 51)
Dal punto di vista diagnostico è importante approfondire quali sono gli oggetti e le situazioni che inducono quella singola persona a sviluppare intensi stati di angoscia. Bisogna prendere in considerazione se la persona ha una sola o più fobie, se la preoccupazione fobica sia specifica o generale, il contenuto della fobia e il livello di funzionamento psichico globale.
Spesso la modalità relazionale è di tipo ansioso, sottomesso, i soggetti che soffrono di fobie possono indurre negli altri atteggiamenti di caring (aiuto, sostegno, rassicurazioni) nel tentativo di alleviare l’angoscia.
La consulenza psicologica e la psicoterapia sono strumenti significativi ed estremamente utili per esplorare il significato simbolico della fobia e per comprendere in quali circostanze vengano messe in atto strategie difensive e di quale tipo.
Solo attraverso un processo di consapevolezza e rielaborazione delle proprie problematiche interne profonde è possibile prendersi cura di se stessi e comprendere i messaggi vitali che ci manda il nostro corpo. Il terapeuta avrà il ruolo di sostenere il confronto con le emozioni disturbanti, incoraggiando la persona a fare esperienza delle proprie emozioni ed aiutarla ad esprimerle.
ALCUNI ESEMPI DI FOBIE:
- ACROFOBIA: paura delle altezze
- AGORAFOBIA: paura degli spazi aperti
- ANGINOFOBIA: paura di soffocare
- ANTROPOFOBIA: paura delle persone e dei contatti sociali
- ARACNOFOBIA: paura dei ragni
- CYNOFOBIA: paura dei cani
- CLAUSTROFOBIA: paura degli spazi chiusi
- DYSMORPHOBIA: PAURA DELLA DEFORMITA’
- ENTOMOFOBIA o INSECTOFOBIA: paura degli insetti
- ERYTHROFOBIA: paura di arrossire in pubblico;
- GERONTOFOBIA: paura delle persone anziane e di invecchiare
- HEMOFOBIA: paura del sangue
- HIEROFOBIA: paura di figure ecclesiastiche e cose sacre
- KENOFOBIA: paura del vuoto e degli spazi vuoti
- KERAUNOFOBIA: paura dei tuoni e fulmini
- LEUKOFOBIA: paura del bianco
- LOCKIOFOBIA: paura del parto
- MEGALOFOBIA: paura delle cose grandi
- MICROFOBIA: paura delle cose piccole
- NECROFOBIA: paura della morte
- NYCTOFOBIA: paura del buio o della notte
- OLFACTOFOBIA: paura degli odori
- ONEIROFOBIA: paura dei sogni
- ORNITHOFOBIA: paura degli uccelli
- PIROFOBIA: paura del fuoco
- PTEROMERHANOFOBIA: paura di volare
- RUPOFOBIA: paura dello sporco
- SELENOFOBIA: paura della luna
- SOCIOFOBIA: paura dei rapporti sociali
- TAPHEFOBIA: paura di essere sotterrati vivi
- THALASSOFOBIA: paura del mare o dell’oceano
- TREMOFOBIA: paura di tremare
- TRYPANOFOBIA: paura delle iniezioni
- VACCINOFOBIA: paura delle vaccinazioni
- XENOFOBIA: paura degli straniei
- ZOOFOBIA: paura degli animali
Non è raro che le persone attivino pattern controfobici, tali per cui l’oggetto o la situazione temuta vengano cercate attivamente nel tentativo inconscio di padroneggiarle. E’ il caso ad esempio della persona con acrofobia che fa paracadutismo acrobatico. Di solito le ripetute condotte controfobiche non portano ad una padronanza dell’apprensione fobica, ma ad una ripetizione compulsiva dell’attività controfobica, con comportamenti che possono essere autodistruttivi. Normalmente non si cerca un trattamento per questo tipo di problematiche.
La cinematografia offre numerosi esempi che ci permettono di visualizzare e comprendere le storie di personaggi alle prese con le proprie fobie: ‘La donna che visse due volte’ (1958), ‘Gli uccelli’ (1963), ‘Marnie’ (1964) di A. Hitchcock, ‘Profondo rosso’ (1975) D. Argento, ‘Qualcosa è cambiato’ (1997) di J. L. Brooks.