Le fobie nell’età evolutiva
Le fobie sono delle paure eccessive, intense, che riguardano animali, oggetti, situazioni, che normalmente non vengono considerati pericolosi. Sono paure irrazionali, delle quali di solito non si riesce a spiegare il motivo. Molto spesso chi ne soffre non è nemmeno in grado di risalire nei propri ricordi al momento di prima insorgenza della fobia: spesso non c’è nemmeno un evento critico o traumatico a cui far risalire l’esordio.
Nell’età evolutiva le fobie sono molto frequenti, a volte possono essere temporanee, ma in altri casi possono assumere aspetti più duraturi e permanere anche per decenni, protraendosi anche nell’età adulta.
Sintomatologia: come si manifesta una fobia nell’età evolutiva?
I bambini che si trovano di fronte al proprio oggetto fobico sperimentano una forte ansia, con iperattivazione neurovegetativa, iperattivazione motoria, tachicardia, fenomeni epigastrici, a volte necessità di evacuare e urinare, vomito o nausea, pianto.
L’intensità delle manifestazioni sintomatologiche dipendono dalla vicinanza dell’oggetto fobico e dalla possibilità che il bambino sente di potersene allontanare in fretta in modo sicuro. Il bambino cerca infatti il più possibile di sfuggire ad ogni situazione in cui si troverebbe a contatto con la fonte delle sue paure, e mette in atto strategie di evitamento (quando ciò è possibile, in base all’età e al livello evolutivo).
Ogni rassicurazione, ogni spiegazione, ogni invito ad affrontare quell’ “innocua” fonte di paura, anche se arriva dal genitore o da altra persona significativa per il bambino, non conduce a nessun miglioramento: l’ansia rimane, non pare placabile, e persistono i sintomi comportamentali e somatici, insieme ai tentativi di evitamento o fuga.
A volte l’ansia si manifesta anche in assenza dell’oggetto fobico, condizionando negativamente anche la quotidianità del bambino. È presente in questo caso un’ansia anticipatoria: il pensiero del bambino rimane focalizzato sull’oggetto fobico e sulle strategie per evitarlo, e di conseguenza anche la vita ideativa viene limitata dal disturbo.
La regolazione degli affetti è compromessa dalla presenza di un’ansia importante che può andare ad interferire anche con lo sviluppo di alcuni temi emotivi comuni in età evolutiva, legati allo sviluppo dell’autonomia, della competizione e dell’aggressività, andando invece a sostenere temi maggiormente regressivi quali quello della dipendenza. Il bambino fobico cerca ad esempio la vicinanza del genitore e cerca di evitare tutte le situazioni in cui potrebbe incontrare la fonte della sua paura, ma così facendo riduce notevolmente il suo ambito di libertà e di azione, riduce il suo normale sviluppo verso esperienze di autonomia, riduce la sua sensazione di autostima e di autoefficacia.
Anche le prestazioni cognitive vengono a volte notevolmente compromesse dalla presenza di un disturbo fobico, in quanto l’ansia sperimentata dal bambino non gli consente di concentrarsi sul compito (sia esso un compito scolastico o di altro tipo, o anche solo un gioco) e fa sì che le risorse cognitive vengano canalizzate in modo disfunzionale.
Nei bambini più piccoli sono frequenti le zoofobie (paura di un animale), mentre nell’adolescenza si sviluppano più spesso le fobie sociali (di solito connesse ad una paura del giudizio degli altri e ad una bassa autostima). Le fobie sociali possono riguardare una situazione sociale particolare (ad esempio solo il mangiare con altri o solo il parlare in pubblico) oppure possono riguardare in modo esteso la socialità, ed essere magari espresse con sintomi secondari quali la paura di arrossire, di vomitare, di avere le mani che tremano o sudano. Questo tipo di fobie possono diventare anche molto invalidanti, in quanto inducono chi ne soffre a limitare le situazioni in cui sperimenta questa ansia, con conseguente isolamento sociale, molto dannoso nello sviluppo emotivo e relazionale dell’adolescente. Un’altra fobia specifica frequente in età evolutiva è la fobia scolare, in cui la situazione scolastica è fonte di ansia, e ciò non è in relazione a difficoltà di apprendimento o scolastiche in generale. In quest’ultimo caso è opportuno valutare anche la presenza di un’ansia da separazione.
Il vissuto soggettivo. Come si sentono i bambini con fobia?
Il vissuto soggettivo di un bambino o di un ragazzo che soffre di fobia è caratterizzato prevalentemente da paura ed ansia incontenibili.
Il livello di ansia è variabile, sia in base a come si sta strutturando il disturbo, che può durare da pochi giorni a decenni, sia in base alla vicinanza dell’oggetto fobico. Più il bambino si trova vicino all’oggetto fobico e più sente la sua ansia diventare intensa e pervasiva, fino di solito a condurlo a mettere in atto azioni di evitamento e fuga dall’oggetto fobico stesso.
L’ansia anticipatoria, legata al solo pensiero di poter incontrare l’oggetto della fobia, rende il bambino ipervigile, sempre in una condizione di allerta, e allo stesso tempo ne condiziona la possibilità di esplorare il mondo circostante, in quanto questo viene limitato ai soliti ambiti in cui si sente al sicuro, per mezzo dell’impiego da parte del bambino di varie strategie di evitamento.
L’ansia può essere molto intensa ed interferire con la regolazione degli affetti. L’incontro con l’oggetto fobico può essere quasi terrorizzante, e può essere necessario anche molto tempo prima che il bambino possa sentirsi di nuovo al sicuro. C’è inoltre spesso un effetto di generalizzazione, per cui una fobia specifica per un unico elemento (ad esempio fobia per i serpenti) può generalizzarsi a tutti gli elementi simili (ad esempio fobia di tutti i rettili).
Diagnosi e terapia
Come per ogni diagnosi in età evolutiva, è necessario anche nel caso delle fobie valutare oltre al disturbo, anche come questo si manifesta nella storia evolutiva di ogni specifico bambino e in base al livello di sviluppo raggiunto dal singolo bambino preso in esame.
Le fobie spesso riguardano oggetti generalmente ritenuti non pericolosi, e ciò fa supporre che alla base di esse ci sia uno spostamento dell’ansia dalla “vera minaccia” all’oggetto fobico. La fonte d’ansia potrebbe quindi riguardare ad esempio l’integrità del Sé o le relazioni con i propri oggetti d’amore, ed essere legata ad una separazione, ad un cambiamento, ecc., e coinvolgere quindi temi evolutivi importanti; l’oggetto fobico diventerebbe quindi in questo caso un sostituto meno impegnativo, in quanto appare maggiormente lontano e in un certo senso più controllabile o evitabile.
Pertanto, finché la gestione dell’ansia passa attraverso uno spostamento di questo tipo, risulta impossibile riuscire a ridurre la fobia. Un miglioramento diviene possibile solo qualora si riesca a rendere non più necessario questo spostamento, ma ciò implica la necessità di andare a lavorare terapeuticamente sull’ansia principale e sulla sua origine.
Un intervento precoce consente di ridurre la probabilità che la fobia vada ad interferire con il normale sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale del bambino.
Per contattare uno psicologo o psicoterapeuta dell’età evolutiva per una fobia infantile, contatti il CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino.
BIBLIOGRAFIA
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