Depressione – L’esperienza soggettiva
Pur definendo la depressione come una condizione caratterizzata prevalentemente da profonda tristezza, scarsa capacità di provare interesse e rallentamento psicomotorio, a una valutazione più attenta, possiamo distinguere due tipi di vissuti depressivi. Tale distinzione diventa importante nell’orientare il terapeuta verso il percorso più opportuno.
Le persone depresse possono infatti essere distinte in due tipologie, in base alla modalità con cui il vissuto depressivo si dispiega: da una parte ci sono i soggetti con vissuto depressivo di tipo anaclitico, mentre dall’altra troviamo una tipologia di affetti depressivi che vengono definiti di tipo introiettivo.
Nella depressione anaclitica, il sentimento dominante è quello della perdita di una o più persone importanti. Si manifesta come un senso di solitudine e di vuoto, come il sentimento di non avere una persona a cui affidarsi e da cui sentirsi aiutati e sostenuti.
L’aspetto sorprendente è che questo vissuto soggettivo, di non bastare a se stessi e di avere bisogno di qualcuno che non c’è, può manifestarsi anche se nella vita reale del soggetto sono presenti figure che, al contrario di quanto sperimentato emotivamente, sono invece presenti e sollecite.
I pazienti di questo tipo, sono quelli che ci raccontano di sentirsi vuoti e inadeguati perché si sentono abbandonati dal partner, non amati anche quando, in molti casi, il partner è in realtà presente.
Le emozioni profonde della depressione anaclitica sono la paura di essere abbandonati, isolati, non amati; essa si caratterizza per gli strenui tentativi di mantenere un contatto fisico diretto con la persona che gratifica i bisogni affettivi; per il desidero di essere confortati, aiutati, nutriti e protetti; per la paura di esprimere all’altro il nostro dolore, o rabbia perché questo potrebbe farlo stancare di noi e convincerlo ad abbandonarci.
La depressione introiettiva investe soprattutto l’immagine di noi. C’è, soprattutto, una forte insoddisfazione per noi stessi e continue autocritiche severe e giudicanti. Il vissuto in questo caso è caratterizzato da forti sentimenti di inferiorità, dall’impressione di non valere e di essere colpevoli per qualcosa; dalla sensazione di non essere all’altezza delle proprie aspettative. Spesso la sensazione di inadeguatezza produce anche la paura di non essere considerati, riconosciuti e stimati e da qui il timore che gli altri possano non approvarci, o non accettarci. L’autostima soffre gravemente per questi continui attacchi di autocritica e per la paura che gli altri ci considerino delle nullità.