
Disturbo oppositivo provocatorio
Molti genitori hanno conosciuto in più occasioni qualche atteggiamento oppositivo del proprio bambino, e nella maggior parte dei casi ciò è normale, in quanto questo tipo di comportamento consente al bambino, che sta crescendo e che si sta sperimentando in sempre maggiori spazi personali e sociali, di definire meglio il proprio Sé. Tuttavia se questa oppositività si accompagna a provocatorietà, a sentimenti di rabbia, irrequietezza e scarsa tolleranza alle frustrazioni, e se tutto ciò interferisce con il normale sviluppo e con l’espressione adeguata di Sé nelle principali aree di vita del bambino (scuola, famiglia, pari), allora possiamo domandarci se siamo alle prese con un disturbo psicopatologico.
Il disturbo oppositivo-provocatorio è quindi caratterizzato prevalentemente da un comportamento marcatamente disobbediente e provocatorio, da grande irritabilità, ma in esso non sono presenti quegli atti aggressivi e di violazione delle norme tipici del disturbo della condotta; inoltre quest’ultimo tendenzialmente si sviluppa in bambini o ragazzi di età maggiore di quelli in cui si registra il disturbo oppositivo provocatorio.
Sintomatologia: come si manifesta il disturbo oppositivo-provocatorio?
Il disturbo oppositivo-provocatorio si manifesta in modo caratteristico su tre aree: dell’umore (che è prevalentemente definito da rabbia e irritabilità: il bambino perde spesso la calma, è permaloso, infastidito), del comportamento (provoca gli altri, specialmente gli adulti; si rifiuta di adeguarsi alle regole o alle richieste; molesta e infastidisce gli altri; incolpa gli altri dei suoi sbagli), e della tendenza ad essere ostile. Non necessariamente vengono coinvolte contemporaneamente queste tre arre: può accadere ad esempio che ci siano comportamenti provocatori e oppositivi anche senza umore irritabile.
Il disturbo provoca delle ripercussioni negative sul vissuto del bambino, sull’ambiente relazionale circostante (scuola, famiglia, pari), e sulla capacità di svolgere i compiti adeguati all’età e al contesto, e più in generale sul funzionamento sociale.
I sintomi del disturbo possono per alcuni bambini manifestarsi solo in alcuni contesti e non in altri (per esempio sono provocatori a casa e bravissimi a scuola, o viceversa); la presenza di manifestazioni del disturbo in più contesti diventa un importante indice della gravità del disturbo stesso.
Il vissuto soggettivo. Come si sentono i bambini con disturbo oppositivo-provocatorio?
I bambini con disturbo oppositivo-provocatorio spesso non si percepiscono come provocatori o oppositivi: molto spesso essi interpretano il proprio comportamento come una risposta adeguata ad una mancanza degli altri o a un comportamento inadeguato degli altri. Pertanto le relazioni con gli adulti o con i pari possono risultare compromesse, in quanto manca una capacità di interpretare adeguatamente le relazioni.
Essi si sentono spesso incompresi, sentono il loro fragile Sé a rischio e sentono l’esigenza di preservarlo da possibili pericoli che derivano da relazioni in cui loro si sentono “vittime”; non riconoscono di avere un problema.
I vissuti che li accompagnano non sono quindi quelli della distruttività: questi bambini non si sentono quasi mai distruttivi; molto più spesso essi si sentono demoralizzati di fronte all’incomprensione degli altri, svalutati, risentiti, e sviluppano dubbi su di sé e una bassa autostima. Inoltre la ricorrente disapprovazione da parte degli altri può andare a rinforzare i dubbi sul sé, e sostenere così profonde ferite narcisistiche.
Diagnosi e terapia
La diagnosi di disturbo oppositivo-provocatorio deve essere formulata in base all’età del bambino per cui viene proposta: è importante ricordare infatti che soprattutto nelle prime fasi evolutive una certa quota di oppositività è normale (ricordiamo ad esempio la fase dei “no” dei bambini) ed è anzi una risorsa che consente al bambino di definire meglio il suo Sé in evoluzione.
Il disturbo oppositivo-provocatorio di solito si manifesta in età prescolare e, se non trattato, potrebbe progredire in età scolare in un disturbo della condotta.
Molti fattori possono contribuire allo sviluppo del disturbo, tra di essi ricordiamo le relazioni infantili problematiche, un ambiente famigliare non supportivo, una difficoltà nello sviluppo della regolazione affettiva con le figure di accudimento. Il disturbo oppositivo-provocatorio potrebbe inoltre essere sostenuto anche da altre patologie, quali il disturbo da deficit d’attenzione e iperattività, oppure un disturbo d’ansia o dell’umore. In tutti questi casi è necessario lavorare terapeuticamente anche sul disturbo che contribuisce al comportamento oppositivo-provocatorio per poter poi agire terapeuticamente in modo efficace sul disturbo principale.
Una diagnosi precoce ed un intervento adeguato consentono di ridurre il rischio di sviluppare scarse capacità di adattamento in età adulta o l’insorgenza in seguito di altre patologie, quali comportamento antisociale, problemi di abuso di sostanze o di controllo degli impulsi, ansia o depressione.
Per maggiori informazioni sul disturbo oppositivo-provocatorio, contatta il CPP – Centro di Psicologia e Psicoterapia di Torino.
BIBLIOGRAFIA
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